di Marco Valeriani –
La nostra Storia di Copertina in questo numero fa tappa allo Studio Dentistico Semprini Cesari di Rimini. Il Dottor Gioele ne è il fondatore; il Dottor Filippo il naturale prosecutore.

Dico subito che l’ambiente trasmette tranquillità. Si ha chiara la percezione di trovarsi sempre al sicuro e di poter contare su professionisti di massima eccellenza e comprovata capacità medica (ho il terrore dei dentisti, sfortunato il primo incontro a 6 anni e da allora non mi sono mai ripreso del tutto).
Con Gioele Semprini Cesari ci siamo soffermati su alcuni brevi argomenti che però possono dare un’idea abbastanza precisa di quale sia la direzione futura della nuova odontoiatria. Partendo, ovviamente, dalle domande basilari. Buona lettura.
Dottor Semprini Cesari, perché è importante curare i denti al di là di quello che può essere il solo aspetto estetico e funzionale? E quali possono essere le patologie denti-correlate più frequenti?
Gli studi medico-scientifici degli ultimi anni hanno messo in luce una profonda correlazione tra le problematiche che colpiscono i tessuti di sostegno dei denti – un tempo chiamata malattia parodontale – e le patologie a carico del cuore. Sempre più spesso si evidenzia la comparsa di una malattia cardiaca importante in soggetti che presentano già una patologia a livello del cavo orale. Lavorando sul campo è facile riscontrare come la carica batterica circolante nel flusso sanguigno abbia come bersaglio finale il muscolo cardiaco arrivando così a colonizzarlo.

Dal lato della sua esperienza, ora siamo più attenti alla cura dei denti oppure ci arrangiamo nei casi estremi invocando l’aiuto di dottor Google?
Quando ho iniziato la professione, ormai più di 40 anni fa, volli ispirarmi ai concetti più moderni di prevenzione. Grazie anche agli esempi in ambito familiare, nei quali si notavano carenze e mancanze di dentizione, mi imposi che uno dei miei primi obiettivi sarebbe stato quello di portare le generazioni successive alla conclusione del ciclo naturale della vita con tutti i denti in bocca. Nei feedback che ho ancora oggi da parte dei miei pazienti più affezionati noto, con grande soddisfazione, che questo messaggio di prevenzione e regolarità della cura dei propri denti è rimasto pressoché intatto e nei richiami di igiene professionale ne ho la conferma ulteriore.
Cambiamo argomento: all’interno dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani lei ricopre il ruolo di?
Attualmente, e per la quarta volta, ricopro la carica di presidente della sezione provinciale di ANDI. Sono altresì un componente dell’Esecutivo poiché rappresento l’odontoiatria italiana nel sistema di Confprofessioni. Confprofessioni è la confederazione dei liberi professionisti che oggi conta circa 340mila aderenti tra liberi professionisti veri e propri (quasi 80mila) e dipendenti (tra i 270 e i 280mila). Essendo parte sociale attiva nella fase di rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro – diciamo i “frontisti” rispetto alla componente sindacale – abbiamo sviluppato nel tempo un programma di welfare sanitario rivolto a quest’ultimi.
Dottor Semprini Cesari, In che rapporti siete con i referenti e i decisori del Ministero della Salute?
Sono stato uno dei principali fautori dei grandi cambiamenti avvenuti all’interno della nostra organizzazione: i rapporti con il Ministero della Salute non sono mai stati così buoni come ora. Ai fini di rappresentare meglio la forma di collaborazione e rispetto reciproci che intercorre tra noi e il soggetto decisore anche quest’anno, è la seconda volta consecutiva, abbiamo portato a Expodental il Sottosegretario alla Salute, l’onorevole Marcello Gemmato, con delega all’odontoiatria, che in più di un’occasione ha dimostrato la sua puntuale vicinanza e che nei nostri confronti ha sempre espresso una particolare considerazione. Ci segue passo a passo e ci sprona a fare sempre di più e meglio, in favore dell’odontoiatria, per arrivare a toccare tutti i livelli istituzionali e politici del Paese.
Parliamo ora del Fondo ANDI Salute: in cosa consiste?
Gli aderenti a oggi sono all’incirca un milione. Potrebbe diventare, attraverso un meccanismo premiale, idoneo e applicabile a 40 milioni di italiani portando un effettivo ristoro alle spese odontoiatriche – che purtroppo sono consistenti non soltanto qui in Italia – diventando la chiave di volta affinché a certi condizioni si ottenga un aiuto economico di rilievo. Aggiungo un altro elemento: il decisore politico è ben disposto e aperto verso le nostre richieste. Quelle più stringenti? Senza dubbio la prima riguarda la moralizzazione dell’odontoiatria. Traduco. Siamo afflitti dalle società puramente commerciali in cui il socio di maggioranza ha le caratteristiche esclusive di finanziatore. Noi, come molti altri della libera professione, vorremmo che le società fossero gestite solo da professionisti iscritti all’Albo. Non essendo un solo e mero interesse economico non si viene attratti da situazioni di compromesso di quella che dev’essere la qualità delle cure e la gestione del paziente.
È storia recente la notizia del “collasso” di due grosse catene odontoiatriche andate gambe all’aria, dopo aver attratto tanti pazienti e dopo aver incassato dagli stessi i pagamenti in anticipo pur trattandosi molto spesso di persone socialmente fragili e con non poche difficoltà economiche da affrontare. Il Fondo ANDI Salute è sceso in campo anche per scardinare questo circolo vizioso: si può scegliere lo specialista di fiducia e non dover per forza ricorrere al medico indicato a priori. Altro aspetto di rilievo è che la gestione del Fondo da parte dei dentisti non produce condizionamenti terapeutici. Sulla stampa non è raro trovare articoli che denunciano casi, uno assolutamente eclatante, di persone alle quali sono stati estratti denti in salute affinché il lavoro finale risultasse più corposo sotto il profilo del guadagno.
E chi sceglie la strada di curarsi all’estero dove l’offerta è più allettante?
L’Europa ci impone regolamenti ai quali noi non possiamo non attenerci. Molto del lavoro prodotto dalla UE è incentrato sulla stesura di regole assurde che oltre a caricare in maniera pazzesca gli studi dentistici di obblighi burocratici non hanno alcun effetto al lato pratico. Si consideri che fino a poco tempo fa chi si esprimeva in materia odontoiatrica era in prevalenza espressione di Paesi nordici con visioni e interessi ben diversi dai nostri. Certo, si sta affrontando la questione come organizzazione sindacale affinché si arrivi a un fronte comune su scala sovranazionale… Tornando alla domanda, la scelta di tanti di andare altrove è sbagliata: vedi la precedente migrazione verso la Croazia. Peccato che quando la Croazia sia entrata nell’orbita UE la situazione sia radicalmente cambiata. Non è più vantaggiosa come si crede.
Niente più Croazia, ma Albania a gran richiesta…
Le dico solo di un paziente curato in Albania e da 8 mesi in ospedale perché a seguito di quelle cure ha avuto serissime conseguenze cardiache. Non aggiungo altro. Da noi, e intendo Italia, la vigilanza è più alta e la sicurezza ha ben altro valore.

