Assegnata a Roma, lo scorso novembre, la prestigiosa Medaglia d’Oro “Maestri dell’Oftalmologia” istituita nei primi anni Novanta dalla SOI (Società Oftalmologica Italiana). A riceverla è stato l’oculista romagnolo Luca Cappuccini – riminese – a coronamento di una carriera esemplare nel campo medico-chirurgico. “Gioia indescrivibile e grande soddisfazione”.

di Marco Valeriani

Dottor Cappuccini, un premio importante a coronamento di una carriera contraddistinta dall’eccellenza.  Di cosa si tratta nello specifico?

“È il premio voluto dalla SOI (Società Oftalmologia Italiana), la società scientifica più antica d’Italia, ha 152 anni, ed è stato istituito nei primi anni Novanta. Viene conferito agli oculisti che danno merito alla professione. O perché hanno fatto scuola o perché si sono particolarmente distinti all’estero, oppure perché hanno ideato tecniche specifiche.

Il dottor Luca Cappuccini

È, in buona sostanza, la Medaglia d’Oro ai Maestri in Oftalmologia. A tutt’oggi non siamo ancora arrivati a 100 premiati, considerando una platea di circa 7.500 medici oculisti in Italia. In più, sono l’unico riminese ad averlo ricevuto”.

Come si è arrivati, nel suo caso, alla consegna del riconoscimento SOI?

Prevalentemente per le mie doti chirurgiche. Dall’inizio degli anni Novanta, la parte predominante è stata la chirurgia in diretta e chi era in grado di mostrare tecniche che potessero essere d’insegnamento risultava alquanto apprezzato. 

Io l’ho sempre fatto per la SOI, aggiungendo altresì una carriera primariale non indifferente: in Emilia-Romagna, regione con una sanità d’eccellenza, ho svolto il ruolo di primario a Reggio Emilia, Bologna e Rimini. 

Il curriculum professionale, la casistica operatoria di oltre 60mila interventi, aggiunti ai più di cento interventi di chirurgia in diretta un po’ in tutti i settori della chirurgia oftalmologica (cataratta, glaucoma, trapianti di cornea, trattamenti della retina) hanno portato a questo prestigioso riconoscimento, consegnatomi dal Presidente Matteo Piovella”.

Dottor Cappuccini, l’attività chirurgica è affiancata da impegni in ambito accademico?

“Ho svolto attività accademica per l’Università di Bologna nel triennio 2013-2015 all’interno della Scuola di Specializzazione”. 

Lei è cresciuto alla scuola di due illustri medici: i loro nomi rientrano da tempo nella letteratura scientifica, in quanto riconosciuti autentici luminari, e già premiati con la Medaglia d’Oro della SOI.

“Sì, vero. Il primo, il capo scuola, che vorrei ricordare è il professor Egidio Dal Fiume; poi il suo allievo, il dottor Giorgio Tassinari, di cui io sono nei fatti il prosecutore. Noi tre in Emilia-Romagna, premiati con la Medaglia d’Oro, possiamo definirci i rappresentanti della Scuola di Oculistica nata con Dal Fiume, proseguita con Tassinari e oggi con il sottoscritto; scuola che ha contribuito molto allo sviluppo di numerose tecniche. 

Ad esempio, la più moderna applicata ancora oggi negli interventi di cataratta e che si chiama faco-emulsificazione, vide proprio Dal Fiume e Tassinari nel 1992 – tra i contributors figuro anch’io – come autori principe del volume considerato un po’ la “bussola” (le linee guida della tecnica) a cui far riferimento, in sala operatoria, vista la grande esperienza già maturata”.

In oftalmologia possiamo parlare di chirurgia mininvasiva?

“Assolutamente sì. Sia negli interventi di cataratta sia per la chirurgia vitreo-retinica. Quest’ultima contempla incisioni da appena 27 gauge (la misura che identifica gli aghi per iniezioni, solitamente è pari a 23 gauge): più è grande il numero e più è piccola l’incisione praticata. 

Nell’intervento di cataratta, invece, l’impianto del cristallino avviene, allo stato attuale e in via prevalente, impiantando cristallini artificiali capaci di “eliminare”, nei soggetti trattati, la miopia, la presbiopia e l’astigmatismo grazie alle migliori soluzione tecnologiche e materiali. Vi è inoltre la possibilità del trattamento della cataratta impiegando il laser: tecnica meno praticata rispetto alla metodica tradizionale. 

Un dato su tutti può spiegare meglio quanto “pesi” il trattamento della cataratta in ambito nazionale, partendo dal fatto di rappresentare la procedura chirurgica più diffusa nel mondo: in Italia si completano in media dalle 650 alle 700mila procedure l’anno con tempi di recupero post-operatorio rapidissimi”.

Ha accennato ai cristallini artificiali: esiste l’omologa della retina?

“No, non esistono retine artificiali. Si stanno sviluppando, si è in fase sperimentale, alcuni microchip da inserire per via chirurgica al di sotto della retina che inviano, tramite il nervo ottico, gli impulsi al cervello. Sono destinati, al momento, a persone totalmente cieche che possono “passare dal buio totale” alla percezione d’immagini in movimento nella luce”.

Mentre le cellule staminali hanno efficacia sull’occhio?

“Risultano efficaci nella cornea, la parte anteriore dell’occhio. Per la retina lo diventeranno: si è anche qui in fase di studio”. 

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